Immatricolazioni di autovetture in Italia in novembre a quota 119.853 (+14,7% su novembre 2021). Con questo dato diffuso ieri dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è arrivata un’importante conferma che il mercato dell’auto italiano ha iniziato la risalita dall’abisso in cui era caduto nella prima parte del 2022 piombando ai livelli degli anni ’60 del secolo scorso. Con il dato di novembre il consuntivo dei primi undici mesi del 2022 tocca quota 1.211.769 riducendo la contrazione rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (che a fine luglio era del 20,3%) all’11,6%, ma con ancora un calo del 31,8% rispetto allo stesso periodo del 2019, cioè rispetto all’anno precedente la pandemia e tutti gli altri accadimenti negativi che l’hanno seguita.
Per ritornare ai livelli ante-crisi il cammino non sarà dunque né facile né breve. La tendenza negativa si è però invertita ed è iniziata la risalita. Una conferma dell’inversione di tendenza viene dal fatto che il cambio di intonazione del mercato riguarda anche gli altri paesi dell’Europa Occidentale. La causa della positiva evoluzione del mercato è l’attenuarsi della difficoltà di fornitura di microchip e di altri componenti essenziali per la produzione di auto, che aveva fatto si che alla crisi della domanda si associasse anche una crisi dell’offerta. Se la crisi dell’offerta pare in via di superamento, sulle vendite di auto continuano ad incidere però tutti i fattori che hanno determinato la crisi della domanda e cioè gli effetti della pandemia, le difficoltà economiche che ne sono derivate e le conseguenze della guerra in Ucraina, tra cui anche il ritorno dell’inflazione che interessa e interesserà anche l’automobile.
Un raggio di sole ha bucato la cappa di nubi che ristagna dall’inizio del 2020 sul mercato dell’auto, ma – ha dichiarato Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – perché ritorni il sereno occorre anche un impegno concreto dei produttori per contenere i prezzi e del nostro Governo che deve ripensare la politica degli incentivi. Non è concepibile che si stanzino fondi per favorire l’affermarsi dell’auto elettrica e che questi fondi restino in larga misura inutilizzati per lentezze burocratiche o perché è sbagliato il meccanismo degli incentivi per elettrico e dintorni con la conseguenza che, mentre in Germania e nel Regno Unito la quota delle auto elettriche sulle immatricolazioni ha superato il 14% e in Francia si è attestata sopra al 12%, in Italia si sta perdendo terrendo sul 4% del 2021. Né è pensabile che si possa accelerare la sostituzione del parco circolante più vecchio d’Europa, cioè del nostro parco circolante, attendendo la transizione all’elettrico. Occorre quindi che, accanto a robusti incentivi per l’acquisto di elettrico, vi siano anche incentivi per l’acquisto, con rottamazione di auto inquinanti, di vetture ad alimentazione tradizionale di ultima generazione e quindi con emissioni di CO2 inferiori a 135 grammi a chilometro.
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