Crescita dei nuovi brand auto in Italia: +6,6% nel 2025, boom dei marchi cinesi

di 8 Ottobre 2025

Il mercato automobilistico italiano sta vivendo una trasformazione senza precedenti.
Tra il 2021 e il 2025 sono già arrivati 21 nuovi brand, un numero destinato a superare le 30 presenze entro il 2028, con una quota di marchi per il 90% di origine o proprietà cinese.
La loro penetrazione sul mercato è cresciuta in modo rapido: dallo 0,4% del 2021 al 6,6% di agosto 2025, segnando un cambiamento strutturale nel panorama automotive nazionale.

La ricerca: dealer, consumatori e nuovi scenari

Per analizzare questo fenomeno, AutoScout24, il più grande marketplace automotive online in Europa, e MY PR, società di comunicazione d’impresa e advisory reputazionale, hanno organizzato un incontro dedicato alla presentazione della ricerca realizzata da Quintegia, dal titolo “Brand emergenti e nuovi orientamenti di dealer e consumatori nel settore automotive”.
Uno studio che fotografa l’attuale fase di evoluzione del mercato e approfondisce il ruolo di consumatori, concessionari e marketplace nella costruzione della fiducia verso i nuovi marchi.

“Non si tratta di una contrapposizione tra case tradizionali e nuovi brand orientali, ma di una coabitazione strategica – ha dichiarato Gioia Manetti, CEO di AutoScout24 Italia e AutoProff Italy – I consumatori italiani, soprattutto i più giovani e chi sceglie l’elettrico, mostrano una crescente apertura verso i nuovi brand orientali, attratti da innovazione e rapporto qualità-prezzo.
La sfida ora è costruire credibilità e riconoscibilità, dove i dealer e i marketplace digitali avranno un ruolo chiave.”


Consumatori più aperti ai nuovi marchi

Il 44% degli automobilisti italiani si dichiara disposto a considerare un brand emergente per il prossimo acquisto, in crescita di 3 punti rispetto al 2024.
La percentuale sale al 68% tra i possessori di auto elettriche e raggiunge il 74% nella Generazione Z.

Tra i marchi più conosciuti: BYD, EVO, MG, Omoda & Jaecoo, Sportequipe.
Le motivazioni principali che spingono alla scelta sono:

  • Rapporto qualità/prezzo (91%)
  • Innovazione tecnologica (43%)
  • Sostenibilità (in progressiva crescita)

I principali ostacoli restano la scarsa conoscenza del marchio (69%), i dubbi su qualità e affidabilità (39%) e la rete di assistenza limitata (38%).

Al contrario, i marchi tradizionali vengono premiati per affidabilità e reputazione (75%) e per la presenza capillare sul territorio (61%).


Il punto di vista dei dealer

Sul fronte dei concessionari, il quadro è di apertura ma con prudenza.
Otto su dieci rappresentano ancora brand tradizionali, ma il 46% ha già inserito almeno un marchio emergente orientale nel proprio portafoglio.

I vantaggi più percepiti dai dealer:

  • Rapporto qualità/prezzo competitivo (80%)
  • Potenziale di crescita elevato (58%)
  • Investimento iniziale più contenuto (52%)

Restano invece carenti autorevolezza del brand (2%) e solidità del post-vendita (50%), punti di forza ancora riservati ai costruttori storici.

Il cliente tipo interessato ai nuovi brand è un privato tra i 45 e i 59 anni, con reddito medio compreso tra 1.200 e 3.500 euro mensili, segno che il fenomeno intercetta un target preciso, ma non ancora di massa.


Marketplace e comunicazione: le vere leve di crescita

Il 74% dei dealer riconosce che i marketplace digitali come AutoScout24 sono fondamentali per accrescere la notorietà dei nuovi brand.
Il 56% ne apprezza la capacità di valorizzare i singoli operatori e il 52% considera la visibilità online un fattore decisivo di vendita.

Rimane invece un divario sul fronte del marketing: solo il 10% dei dealer che trattano nuovi marchi considera la comunicazione una leva strategica, contro il 32% di chi lavora con brand consolidati.
Un gap che evidenzia l’urgenza, per i nuovi player, di investire in brand reputation e storytelling locale.


Prezzo e posizionamento competitivo

I nuovi marchi orientali entrano nel mercato italiano con SUV elettrici e plug-in di segmento C e D, con prezzi tra 30.000 e 60.000 euro.
Rispetto ai modelli equivalenti dei brand storici, i loro listini sono inferiori del 20-30%, rendendoli particolarmente competitivi.

“Il gap principale riguarda ancora la comunicazione e la conoscenza del mercato locale – spiega Giorgio Cattaneo, Presidente di MY PR – I marchi tradizionali hanno strategie più mirate, mentre molti brand orientali applicano modelli globali senza adattarli ai contesti nazionali.
Solo chi saprà interpretare le peculiarità del mercato italiano e le nostre dinamiche mediatiche potrà conquistare quote di mercato rilevanti.”

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